La riforma di Papa Francesco sulla nullità del matrimonio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Mamma di due splendidi bimbi e moglie a tempo pieno

    Group
    Admin
    Posts
    26,916
    Location
    Motta Sant'Anastasia (Ct)

    Status
    Offline
    Papa Francesco giorno 8 settembre con due lettere “motu proprio” (cioè di sua iniziativa) ha deciso di portare ad una riforma nel processo canonico sulle cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, sia nel ma anche nel codice di diritto canonico e nel codice dei canoni delle Chiese orientali.



    Nell’aula Giovanni Paolo II, con una conferenza stampa verranno presentate le due lettere motu proprio datae di Papa Francesco, che si chiamano Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus.

    Le due lettere parlano della riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, nel Codice di Diritto Canonico e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

    Probabilmente Papa Francesco chiarirà la posizione della Chiesa riguardo il divieto dei sacramenti ai divorziati risposati. Inoltre il Papa durante passati interventi aveva parlato della sua intenzione di rendere più veloce e facile il percorso per chiedere l’annullamento del matrimonio e aveva parlato di alcuni “interventi legislativi” riguardo a questo.



    Sarà il vescovo locale che deciderà sulla nullità dei matrimoni. Lo stabilisce la riforma varata da papa Francesco. Accogliendo quanto avevano chiesto i vescovi di tutto il mondo nei Sinodi del 2005 e del 2014, il Santo Padre ha reso più rapide e meno costose le procedure, attribuendo al vescovo diocesano la responsabilità di fare da giudice competente quando le ragioni della nullità sono evidenti o riguardano la mancanza di fede di uno o entrambi i coniugi. Basterà poi un solo grado di giudizio. Addirittura in caso di matrimonio non consumato, la dispensa può essere ottenuta senza processo.

    Secondo le nuove regole, «se il vescovo stabilisce che si faccia un processo ordinario, dovrà celebrarsi entro un anno al massimo, e la sentenza sarà esecutiva se non ci sarà appello o le motivazioni dell’appello saranno manifestamente infondate». Non ci sarà più bisogno dunque di due sentenze conformi, com’è stato finora. Il che accorcia sensibilmente i tempi per ottenere la nullità, come era stato chiesto al Papa da più parti. Ai due Motu proprio varati da Francesco, uno per il rito latino, l’altro per quello orientale, ha lavorato con grande impegno una Commissione istituita appositamente nel 2014. L’iter individuato è breve ma non può essere definito sommario né amministrativo, in quanto il vescovo eserciterà pienamente la propria funzione giurisdizionale e religiosa.

    Le condizioni per accedere al procedimento vescovile è però che siano entrambi gli ex sposi a chiederlo, senza cioè che ci sia un contenzioso fra le parti. E che ci siano prove evidenti della nullità delle nozze celebrate in chiesa. Si potrà però ricorrere al vescovo anche quando «ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurate, e rendano manifesta la nullità».


    Ecco quali sono, come spiega il titolo V del Motu proprio, le circostanze citate dal documento, ovvero le cause che determinano la nullità dell’unione: «La mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo stesso delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione». Tra gli altri motivi si annovera anche «la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici». Spiega il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi : «L’appello è comunque previsto, ma la sentenza sarà valida ed esecutiva già dal primo grado di giudizio».

    La riforma può essere letta anche come una prima risposta alle attese dei divorziati risposati che chiedono di poter tornare a ricevere l’Eucaristia, molti dei quali si trovano proprio nelle condizioni elencate dal Papa nel suo motu proprio: la riforma tiene conto infatti anche del motivo principale per il quale è richiesta la nullità matrimoniale, cioè il desiderio di perfezionare una nuova unione stabile e felice tornando a vivere i sacramenti. Le linee della riforma peraltro sono quelle indicate da Benedetto XVI, che già all’inizio del suo Pontificato, aveva avviato una riflessione sul tema all’interno della Chiesa, proprio per «lenire la sofferenza di queste persone». Benedetto XVI aveva parlato della Comunione spirituale perchè «i divorziati risposati «non sono esclusi dall’amore della Chiesa e dall’amore di Cristo. Una Eucaristia senza la comunione sacramentale immediata non è certamente completa, manca una cosa essenziale. Tuttavia è anche vero che partecipare all’Eucaristia senza comunione eucaristica non è uguale a niente, è sempre essere coinvolti nel mistero della Croce e della risurrezione di Cristo. È sempre partecipazione al grande Sacramento nella dimensione spirituale; nella dimensione anche ecclesiale se non strettamente sacramentale».
     
    Top
    .
0 replies since 11/9/2015, 10:57   8 views
  Share  
.