Come si comincia a viziare un bambino

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    I primi passi nel creare il "bambino viziato" avvengono presto. Vi descrivo un comportamento tipico: la mamma si rivolge al medico, ed è già disperata, perché il bambino piange e dice testualmente: "Dottore non sopporto di sentirlo piangere" oppure "Non ho il coraggio di sentirlo piangere". Vorrei che fissaste la vostra attenzione su due aspetti. Il primo è che il pianto non è mai espressione di un serio malessere (il bambino che sta veramente male non piange, ma si lamenta!). Il secondo aspetto è che per la mamma il problema non sembra essere: "Chissà per quale ragione piange?", ma "Non sopporto di sentirlo piangere!". Per prima viene la sua motivazione personale. E quindi, invece di preoccuparsi del motivo del pianto (è una richiesta!), antepone la sua esigenza e desidera ricorrere a qualcosa che in qualche modo possa fare tacere, sia pure temporaneamente, il pianto (ecco perché qualche psicologo è così severo). Di conseguenza comincia a mettere in atto tutta una serie di azioni o accorgimenti che crede utili allo scopo di tacitare una cosa che le procura fastidio. Ed ecco che inizia la scalata al bambino viziato, che comprende piccoli e progressivi cedimenti, piccoli gradini che diventano sempre più alti e ardui da scalare.
    Le prime e più comuni tappe: dare il succhiotto, cullarlo in culla o nel lettino, tenerlo molto in braccio.
    Questi sono i primi piccoli vizi o, meglio, le prime abitudini non necessarie e soprattutto non richieste dal bambino messe in atto dagli adulti, che per la propria tranquillità trovano più comodo tacitarlo nell'immediato. In realtà però, se non si cerca di risolvere (e non è difficile) il problema che lo disturba o lo irrita, facendolo piangere, i vari palliativi usati diventeranno poco alla volta insufficienti. E allora il succhiotto deve essere intinto nel miele o nello zucchero, non è più sufficiente tenerlo in braccio, bisogna anche camminare dondolandolo (avete presente quelle mamme che passeggiano con il bambino in braccio andando avanti e indietro lateralmente!) e così si comincia la scalata verso le altre tappe:

    Bere un biberon di camomilla prima di dormire
    Bere durante la notte più volte
    Bere un biberon di latte prima di dormire
    Dormire nel letto dei genitori
    Rifiuto di mangiare alimenti diversi dal latte
    Comportamenti isterici verso gli estranei (ad esempio durante la visita pediatrica)
    Non riuscire a somministrargli nessun tipo di medicina
    Comportamento aggressivo in famiglia

    Le madri si lamentano perché questi bambini urlano, piangono appena si nega loro qualcosa. Li definiscono prepotenti e aggressivi. Molte affermano di non essere più in grado di sopportarli. La colpa purtroppo non è dei bambini, ma di chi li ha resi così insopportabili, con continue concessioni quando faceva comodo farle senza doversi impegnare a capire e soddisfare i loro fabbisogni e le loro esigenze. Era molto più comodo cedere, rendeva la vita tranquilla (come usare l'antidolorifico per il mal di denti e non curarne la causa). Queste tappe non sono altro che il risultato di accorgimenti gratificanti introdotti per stare tranquille, senza valutare che diventano cattive abitudini o semplicemente abitudini che entrano in maniera irrinunciabile nel meccanismo consolatorio del bambino. A mano a mano che i bambini crescono queste cattive abitudini aumentano e di conseguenza diventano più complessi i meccanismi presenti nel bambino viziato. Oltretutto a una certa età le concessioni assumono un prezzo sempre maggiore e per venire concordate richiedono sacrifici sempre maggiori e quindi seccature a quelle mamme che proprio per evitarle avevano dato inizio alla catena di comportamenti che hanno viziato i figli (insomma la storia del gatto che si morde la coda).
    Quando il bambino è viziato diventa più difficile recuperarlo. Utile può essere mandarlo all'asilo, ma molte volte questo bambino è rifiutato dai compagni che lo trovano insopportabile, e riceve frustrazioni che possono complicare e peggiorare ulteriormente il suo carattere.
    A questo punto per onestà intellettuale devo dire che è molto semplice per i medici (ma soprattutto per gli psicologi) accusare la mamma! È facile, seduti dietro la scrivania, "pontificare", ma poi sono le mamme che vanno a casa e hanno a che fare quotidianamente con i bambini!
     
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