Pappe fatte in casa o omogeneizzati?

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    Bisogni nutrizionali specifici fino a 3 anni

    Fino ai 3 anni, i bisogni nutrizionali del bambino sono specifici e devono essere dunque soddisfatti attraverso un’alimentazione altrettanto specifica. Per i pediatri è importante non incoraggiare il bambino piccolo a condividere la tavola dei grandi perché un passaggio troppo rapido all’alimentazione adulta potrebbe, da un lato, non garantire gli apporti nutritivi necessari a un buono sviluppo fisico e psichico, dall’altro, scoraggiare la curiosità dei più piccoli.

    Durante il suo primo anno di vita, il peso che il neonato aveva alla nascita triplicherà e la sua altezza aumenterà del 40%; tra 1 e 3 anni questi parametri aumenteranno rispettivamente del 30 e del 40%. "Di fronte a bisogni così specifici, fornire un’alimentazione diversa da quella dell’adulto risulta evidente", commenta la dottoressa Martine Prats, pediatra parigina1. In effetti, a 3 anni, un bambino ha bisogni di sale tre volte inferiori a quelli di un adulto, bisogni proteici due volte meno importanti e, viceversa, bisogni superiori di lipidi il cui apporto deve corrispondere a circa la metà dell’apporto energetico totale della giornata (contro il 35/40% dell’adulto). Impensabile far mangiare carne di manzo e carote al più piccolo, anche se si tratta del pranzo della domenica! E la pediatra insiste: "A 3 anni non si mangia allo stesso modo che a 6".
    Pasti differenziati della famiglia per il bebè

    Anche se può risultare seccante, è importante quindi preparare pasti diversi per il proprio angioletto di 2 anni e mezzo. Un consiglio che la maggior parte dei genitori è ben lungi dal seguire per mancanza di tempo, e a causa dei rifiuti del bambino. In realtà, secondo due studi realizzati per il Syndicat Français des Aliments de l'Enfance (SFAE), dopo 1 anno molti bambini mangiano già come il resto della famiglia2 e l’85% condivide il pasto dei genitori dopo i 2 anni3. Non è il caso di preoccuparsi, comunque, tranquillizza la dottoressa Prats, ma, mette in guardia, far condividere a un bambino piccolo i pasti di un adulto deve restare un fatto eccezionale, pena il rischio di procurargli carenze di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali, eccessi di proteine e di sodio, oltre a difficoltà digestive e allergie.

    Le regole d’igiene dietetica devono essere inculcate sin dalla più tenera età, continua la dottoressa Prats, che insiste in particolar modo sui pericoli dello spiluccare. Altre regole di base per un’alimentazione equilibrata nei bambini al di sotto dei tre anni: fargli fare 4 pasti ben strutturati, rispettare le variazioni di appetito del bambino, non forzarlo e non preoccuparsi se va a dormire a stomaco vuoto. Inoltre è necessario privilegiare le modalità di cottura in acqua o al vapore, e non favorire il desiderio di zuccheri e sale, preferendo l’acqua ai succhi di frutta e alle bevande gassate ed evitando di aggiungere sale ai piatti.
    Menù su misura per il bambino?

    Sempre più genitori pensano di fare una buona cosa cucinando prodotti freschi. Anche se questa modalità di preparazione degli alimenti presenta numerose virtù (gusto, benefici educativi, soddisfazione psicologica), rispetto ai bisogni del bambino piccolo non è la soluzione migliore. Per assicurare i bisogni di vitamina C, è d’obbligo consumare frutta e verdura subito dopo averli raccolti o cotti; ora, comprandoli al supermercato, ma anche al mercato, raramente si conosce la data in cui sono stati raccolti… Inoltre, abituati a un sapore salato (troppo rispetto alle raccomandazioni in materia), le nostre papille giudicano troppo insipida la cucina dei piccoli e ci conduce spesso ad avere la mano pesante sulla saliera.

    Ci si può indirizzare anche verso quello che la pediatra chiama il "falso fatto in casa": si realizzano piatti a partire da verdure cucinate e surgelate che si trovano in commercio. Il problema è che tali verdure sono spesso destinate agli adulti e quindi troppo salate. Anche in questo caso, è necessario che i genitori siano vigili e scelgano prodotti al naturale, di cui possono controllare l’apporto di sale e grassi.

    Riguardo al "bio", i pediatri sono piuttosto unanimi nel sostenere che questa definizione ha come obiettivo principale il rispetto dell’ambiente e non si associa in nessun modo a un obbligo di risultati ma di mezzi. Del resto, aggiunge la dottoressa Prats, "nessuno studio ha dimostrato i vantaggi nutrizionali del "bio"".
    Gli omogeneizzati: l’alternativa migliore

    Per la dottoressa, i piatti creati specificamente per loro rappresentano l’alternativa migliore per un’alimentazione adatta ai più piccini. E questo sia in termini di qualità nutrizionale, sia in termini di sicurezza sanitaria. La rigorosissima regolamentazione alla base delle preparazioni alimentari per i bambini piccoli garantisce la composizione nutrizionale degli alimenti in conformità con le raccomandazioni dei pediatri, oltre che una qualità impeccabile delle materie prime (tenore limitato di nitrati e di residui di pesticidi).

    Perciò non colpevolizzarti se non passi le serate e ifine settimana dietro ai fornelli per dare il meglio ai tuoi angioletti: ci pensano gli industriali! E non è neanche indispensabile gravare sul budget familiare, puoi tranquillamente rivolgerti ai vari discount, alcuni dei quali4 di recente hanno lanciato linee di alimenti specifiche per i bambini, nel rispetto delle norme di sicurezza e delle qualità richieste.
     
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