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L'aborto terapeutico (o ITG) è una interruzione volontaria della gravidanza. A differenza delle classiche IVG (interruzioni volontarie della gravidanza), che possono essere effettuate soltanto entro lo scadere del terzo mese di gestazione, l'aborto terapeutico può essere praticato fino al sesto mese di gravidanza.
Per poter ricorrere all'aborto terapeutico è necessario dimostrare, con certificazione medica, che portare avanti la gravidanza avrebbe un effetto negativo e dannoso per la salute della donna. Quando è consentito l'aborto terapeutico
L'aborto terapeutico è regolato dalla legge 194 del 22 maggio 1978, le cui norme di applicazione sono state stabilite nel corso degli anni dalle diverse sentenze della Corte di Cassazione.
La legge non prevede la possibilità di negare il diritto di nascita ad un essere umano o il ricorso all'eugenetica (selezione genetica dei feti).
In linea generale, la legge prevede che ogni donna abbia il diritto di porre fine alla gravidanza entro il sesto mese dal concepimento quando la sua salute psico-fisica risulti essere compromessa.
In pratica la legge consente di interrompere la gravidanza qualora la donna non si senta fisicamente o psicologicamente in grado di portarla a termine (a causa di un problema di salute o di una malformazione del feto). Le cause materne dell'aborto terapeutico
L'aborto terapeutico è consentito quando sussistono problemi gravi di salute della donna, non legati alla gravidanza.
Alcune patologie mediche sono infatti incompatibili con il proseguimento di una gravidanza, sia a causa del loro decorso che del percorso terapeutico da intraprendere, che potrebbe essere incompatibile con la salute del feto.
Le cause principali dell'aborto terapeutico legate alla salute fisica della donna sono:
tumore al seno tumore alla cervice tumore allo stomaco tumore ai polmoni melanoma linfoma leucemia gravi problemi cardiaci gravi problemi renali malattie infettive non compatibili con la gravidanza (rosolia, toxoplasmosi, epatite C, etc.) gravidanza extra-uterina gravidanza multi-fetale
Le cause fetali dell'aborto terapeutico
Mentre per le cause legate alla salute della donna difficilmente esiste la possibilità di evitare il ricordo all'aborto terapeutico per salvaguardare la propria salute, quando le cause sono legate al feto la situazione è molto diversa.
Non tutte le donne decidono di ricorrere all'interruzione di gravidanza quando scoprono che il proprio bambino è affetto da una grave malformazione o anomalia genetica.
In presenza di una queste patologie, specialmente di quelle che comportano per il feto una incompatibilità con la vita extra-uterina, una donna può decidere di ricorrere all'aborto terapeutico.
Le principali cause dell'aborto terapeutico legate alla salute del feto sono:
malformazioni fisiche gravi difetti neurologici mancato sviluppo di organi interni necessari per la sopravvivenza anomalie genetiche gravi disordini metabolici presenza di sindrome di Edwards presenza di sindrome di Patau spina bifida presenza di sindrome di Down
La legge italiana tutela la salute della donna in ogni sua forma e le consente di interrompere la gravidanza nel caso in cui, a suo insindacabile giudizio, essa venga messa in serio pericolo dalla gestazione.
Le cause dell'aborto terapeutico possono essere molteplici e legate sia alla salute della donna che alle aspettative di vita del feto. È importante effettuare il percorso di scelta ed avvicinamento all'intervento in maniera consapevole, facendosi aiutare non soltanto dal proprio ginecologo ma anche, se necessario, da uno psicologo.
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