Matrimonio e tradizioni: il Centro

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    Mamma di due splendidi bimbi e moglie a tempo pieno

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    UMBRIA

    Le tradizioni umbre sono legate al medioevo, sia dal punto di vista dell’abbigliamento che del cibo.

    Una tradizione locale tipicamente umbra è quella del serraglio, per altri laccio o parata, per altri travata, per altri ancora fettuccia: un gruppo di invitati sbarra alla sposa la strada che conduce in chiesa, impedendone il passaggio, con il serraglio appunto, che è una lunga fune, e per proseguire il suo percorso la malcapitata dovrà "pagare il pedaggio" offrendo confetti e monete.



    TOSCANA

    Il medioevo è un fattore dominante anche in Toscana, un esempio classico, ma ce ne sarebbero tantissimi, è il “matrimonio medievale” che ogni anno si celebra a Suvereto, in provincia di Livorno.

    Non si tratta di una semplice manifestazione, ma di un vero e proprio matrimonio con rito civile, celebrato in abiti tradizionali nel trecentesco palazzo del comune.

    In tema anche il ricevimento di nozze o sarebbe meglio dire convivio nuziale: un banchetto in cui vengono servite pietanze storiche tipiche del medioevo.





    MOLISE

    In Molise la tradizione si basa in particolare sui vestiti, lo status di "donna sposata", un tempo, infatti, veniva espresso con l'uso di ornamenti tipici.

    A Baranello, ad esempio, le donne sposate indossavano cinque nastri rossi di seta sul bordo della gonna e sul copricapo usavano infilare uno spilloncino per ogni anno di matrimonio.

    A Cercemaggiore, invece, una donna sposata si distingueva da una ragazza nubile dai nastri rossi e dai due pendagli d'argento (nella nubile era solo uno) sospesi alla sommità di due fessure rosse presenti sul dorso del vestito.





    MARCHE

    Il matrimonio contadino era scandito da momenti precisi.

    Il primo passaggio era l’incontro dei genitori degli sposi per stabilire la dote e fissare la data delle nozze, che doveva essere un sabato se lo sposo era mezzadro di un piccolo podere o di giovedì se il ragazzo lavorava in grandi appezzamenti.

    Un altro rito era quello dell'impajicciata: in pratica gli amici degli sposi con della paglia tracciavano il percorso che dalle case dei futuri marito e moglie portava alle case dei rispettivi ex e poi riempivano i loro ingressi con foglie di fico e residui di aglio.

    Un’altra usanza era quella dell'accuncio: un corteo trasportava gli oggetti della sposa nella futura casa con un biroccio, un piccolo carro, tirato da due buoi.

    Il matrimonio poi era una festa per tutto il paese e all’uscita della chiesa si formava un lungo corteo con in testa gli sposi, seguiti dai parenti più stretti e dai testimoni. Prima tappa, la casa della sposa dove la madre di lei offriva ciambelline di zucchero e vino.

    Subito dopo ci si dirigeva verso la casa degli sposi e qui, ad attendere il corteo, c'era la suocera che chiedeva alla sposina: "Porti la pace o porti la guerra nella mia casa?" E alla riposta rituale “Porto la pace" la suocera replicava "La pace porti e la pace trovi" e così il ricevimento, solitamente all’aperto, poteva iniziare.

    Il menu della festa prevedeva: brodo, crema, cappone, arrosto, ciambelle e vin santo.




    LAZIO

    Il rito del matrimonio nasce con la civiltà romana, che ha posto le basi del matrimonio dando a questo una connotazione sociale di indissolubilità. "Ubi tu Gaius, ego Gaia", letteralmente "Dovunque tu sia, lì io sarò", era la formula matrimoniale latina con la quale la sposa si sottometteva alla potestas del marito, rinunciando a quella paterna.

    Secondo una leggenda a Grottaferrata la notte che precedeva la festa del Corpus Domini il ragazzo riempiva di fiori la porta di casa della fidanzata.




    EMILIA ROMAGNA

    In Emilia Romagna ancora oggi, ai confetti tradizionali, vengono affiancati dei sacchetti contenenti i cosiddetti zuccherini: sono dei biscottini a forma di anello, che ricordano le fedi nuziali, e sono tipicamente bianchi, in quanto cotti rigorosamente nel forno a legna proprio per mantenere il loro colorito.

    Questi dolcetti venivano preparati dalle donne più vicine agli sposi.





    ABRUZZO

    Gli usi e le tradizioni di questa regione in fatto di matrimonio sono particolarmente evidenti nel paese di Scanno. I costumi tipici di questo piccolo comune di due mila abitanti sono rimasti rigorosamente entro i suoi confini e non sono mai stati adottati da quelli limitrofi.

    Ancora oggi il 14 Agosto a Scanno si celebra lo “Ju Catenacce”, cioè il catenaccio, il corteo nuziale, che ricorda appunto un catenaccio, dove una coppia contrae realmente matrimonio, e gli invitati, soprattutto le donne, vestono i panni della tradizione. Oltre all’abito tradizionale le signore indossano anche la presentosa, il gioiello abruzzese indossato solo nei giorni di festa.
     
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