Parto in acqua: è adatto a tutte?

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    Forse a volte solo una moda, il parto in acqua è però scelto da moltissime donne che scelgono un modo molto naturale di attenuare il dolore e aiutare il travaglio. Sperimentato per la prima volta dal medico russo, Igor Tjarkowskij è stato poi seguito da Michel Odent, ginecologo francese. Nel 2010 partorire in acqua è una prassi abbastanza diffusa anche se in molti ospedali mancano ancora le strutture e i macchinari necessari. Il calore dell’acqua apporta il sostanziale beneficio di ridurre il dolore ma anche di ammorbidire i tessuti e così di ridurre il numero di episiotomie.
    Il parto in acqua infatti, oltre a rilassare la muscolatura, aumenta anche la produzione di endorfine e di ossitocina, che rendono più veloce il travaglio ed il parto.

    Anche il tanto temuto episiotomie diventa raro con il parto in acqua: questo perché il liquido ammorbidisce la pelle e favorisce l’espulsione del bambino rendendo le pareti della vagina più elastiche.

    A parte la paura dell’acqua, non ci sono importanti controindicazioni: solo nel caso di patologie importanti della mamma e del bambino (gestosi, ipertensione arteriosa, iposviluppo fetale e sofferenze fetali) il parto in acqua è sconsigliato. L’anestesia epidurale però non può essere effettuata nella scelta di questo tipo di parto: vi conviene quindi rivolgervi al vostro ginecologo e decidere con lui il modo migliore e più adatto a voi.

    Il problema però è che moltissimi ospedali offrono un numero limitato di vasche e non ne sono proprio forniti cosa che rende impossibile il parto in acqua.
     
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